Info Salute Mentale

Psichiatria Bolzano: Ambulatorio di Psichiatria generale e Psichiatria del legame

Ospedale di Bolzano, padiglione W, 1 piano, presso il servizio di Psichiatria

Siamo operativi dal febbraio del 2012, il nostro ambulatorio e’ uno dei primi a livello nazionale, si effettua un servizio specialistico multifunzionale.

Si può dire che l’ambulatorio garantisce nel minor tempo di attesa possibile tutte le prime visite psichiatriche in tutto il comprensorio di Bolzano, le consulenze urgenti richieste dal pronto soccorso e da tutti i reparti ospedalieri. Inoltre per ridurre le richieste di trasferimento al servizio psichiatrico di diagnosi e cura si effettuano degli interventi specialistici nel reparto che richiede la consulenza, senza sradicare il malato dal proprio contesto.

L’ ambulatorio fa da filtro in tutto il servizio psichiatrico, in stretta collaborazione con i Centri di Salute Mentale (Via del Ronco, Via Rosmini) cerca d’agire in tempo reale a tutte le diverse esigenze che si presentano. Si promuove la prevenzione , la cura e la riabilitazione, le prime visite sono importantissime e dopo una valutazione vengono proposte le diverse soluzioni.
Cerchiamo di garantire unitarietà d’intervento e continuità. Inoltre per quanto riguarda la prevenzione interveniamo lì dove ci sono malattie organiche a rischio di patologie psichiatriche (es. .pazienti oncologici, cardiologici ecc..).

L’ equipe e’ composta da tre medici e due infermieri e un altro infermiere a rotazione dal Centro di Salute Mentale, siamo operativi dal lunedì a giovedì dalle 8 alle 17 e il venerdì dalle 8 alle 14, nei festivi subentra il medico reperibile. 

Si può accedere direttamente telefonicamente con o senza richiesta di un medico, per le prime visite accesso telefonico o fax.


Telefono: 0471-435146 oppure 435147

Fax : 0471-909811

Consegnato il centro di riabilitazione psichiatrica in via Fago a Bolzano

Il nuovo Centro di riabilitazione psichiatrica con comunità protetta in via Fago 44c a Bolzano è stato consegnato oggi (17 settembre), al direttore della struttura Luigi Basso, dagli assessori provinciali Christian Tommasini (lavori pubblici) e Martha Stocker (sanità e politiche sociali) alla presenza dei vertici dell'Azienda Sanitaria di Bolzano.

Gli assessori Christian Tommasini e Martha Stocker durante la consegna simbolica delle chiavi del Centro di riabilitazione psichiatrica (Foto: USP/A.Mair)

Il Centro di riabilitazione psichiatrica è una struttura del Comprensorio sanitario di Bolzano dell'Azienda Sanitaria. Gli assessori Stocker e Tommasini hanno consegnato simbolicamente le chiavi del nuovo Centro di riabilitazione psichiatrica al direttore della struttura, Luigi Basso. Dopo la consegna ufficiale odierna, il nuovo centro sarà effettivamente operativo da metà ottobre 2014.
Con la struttura la Provincia di Bolzano ha inteso creare i presupposti per garantire strutture adeguate per la riabilitazione delle persone affette da disturbi psichici.
L'assessora provinciale alla sanità Martha Stocker, ha posto in evidenza come la Provincia con ambienti confortevoli e moderni e personale competente cerchi di sostenere le persone con disagi psichici ad uscire da una situazione difficile. Come ha sottolineato, non è scontato, poter disporre di strutture come quella messa a disposizione. 
Il vicepresidente della Provincia e assessore provinciale ai lavori pubblici, Christian Tommasini, sottolineando come la Provincia abbia investito oltre 10 milioni di Euro nel Centro riabilitativo, definito struttura rilevante per la città di Bolzano e per l'intera provincia, ha fatto presente l'importanza di non isolare i percorsi di riabilitazione ponendoli, invece, al centro della città. Il complesso, caratterizzato da spazi luminosi che invitano alla socializzazione, consente di operare con serenità per il recupero ed il rientro delle persone nella società: "ogni persona seguita e recuperata è una conquista. La politica fornisce le strutture ed il sostegno a tal fine".
Il Centro di riabilitazione psichica, edificio CasaClima A, sorge su un'area soleggiata, salubre e vicina ai servizi della città, nel solco della tradizione di Gries come "Kurort", luogo di cura. E proprio dal luogo e dalla tradizione, come ha spiegato l'arch. Matteo Scagnol dello studio MoDus Architects, sono stati presi gli spunti per la configurazione del complesso, nelle forme e nei colori.
La struttura dell'edificio si configura in due parti distinte connotate da un costante "gioco fra privacy e apertura", come due mani che si congiungono. 

Il piano terra è contraddistinto dalla permeabilità degli ambienti per l'accoglienza e la socializzazione secondo per i servizi generali e la parte superiore con tre piani più riservata e organica per la terapia, gli alloggi e l'amministrazione. Quest'ultima si organizza in due corpi indipendenti collegati dalla scala principale posta centralmente e da terrazze. Lo spazio aperto che si genera tra le due parti alla quota del primo piano offre agli utenti uno spazio verde tranquillo e riservato.
L'area ha due accessi, uno su via Fago ed uno su via Tripoli. Da entrambi i lati vi sono anche accessi carrabili, da via Fago per la fornitura giornaliera della mensa e da via Tripoli alla rampa che porta nell'interrato. Anche l'edificio ha due ingressi, quello principale dotato di ampia copertura sul fronte sud e quello secondario a nord. Nel dettaglio: piano terra sala polifunzionale, palestra, falegnameria e sala da pranzo, con servizi generali, piano primo amministrazione, settore terapie del centro diurno (per 15 persone), settore occupazionale con laboratori e giardino pensile, piano secondo stanze, singole e doppie, (24 posti letto) e servizi per il Centro Riabilitazione Psichiatrica, piano terzo stanze singole e doppie (12 posti letto) e servizi per la comunità protetta, piano interrato garage (32 posti), depositi, servizi e locali tecnici.

Il complesso, che consta di complessivi 16.546 metri cubi, è stato costruito dall'impresa Iobstraibizer s.r.l. sotto la direzione lavori dell'arch. Matteo Scagnol dello studio MoDus Architects.
Il costo totale dell'opera ammonta a 10,34 milioni di Euro (compresi gli arredi) con un risparmio di circa 367mila Euro rispetto alla cifra indicata nel programma.

L'area era in precedenza stata utilizzata dal corpo permanente dei Vigili del fuoco dal 1943 al 1979 e dalla Croce Bianca dal 1981 al 2001 quale sede provinciale e per la sezione di Bolzano. Nel 2004 l'edificio dell'originaria palestra del Convitto "Damiano Chiesa" è stato ristrutturato come edificio scolastico del ginnasio "G. Toniolo". 
Nel maggio del 2006 la Giunta Provinciale aveva modificato ed approvato il programma planivolumetrico per la realizzazione di un centro di riabilitazione psichiatrica con annessa comunità protetta.
Il complesso, che consta di complessivi 16.546 metri cubi, è stato costruito dall'impresa Iobstraibizer s.r.l. sotto la direzione lavori dell'arch. Matteo Scagnol dello studio MoDus Architects.
Il costo totale dell'opera ammonta a 10,34 milioni di Euro (compresi gli arredi) con un risparmio di circa 367mila Euro rispetto alla cifra indicata nel programma.

L'area era in precedenza stata utilizzata dal corpo permanente dei Vigili del fuoco dal 1943 al 1979 e dalla Croce Bianca dal 1981 al 2001 quale sede provinciale e per la sezione di Bolzano. Nel 2004 l'edificio dell'originaria palestra del Convitto "Damiano Chiesa" è stato ristrutturato come edificio scolastico del ginnasio "G. Toniolo". 
Nel maggio del 2006 la Giunta Provinciale aveva modificato ed approvato il programma planivolumetrico per la realizzazione di un centro di riabilitazione psichiatrica con annessa comunità protetta.

INCLUSIONE è meglio!

Negli ultimi trent’anni, chi si è trovato ad operare all’interno del mondo della disabilità ha assistito al cambio di diverse parole d’ordine. Ognuna di esse ha simboleggiato il modo con cui si definivano le persone interessate (handicappate, diversamente abili, persone con disabilità) o il pensiero teorico ed operativo che muoveva le politiche e le azioni a favore delle persone. Così se negli anni ’70 la parola d’ordine era “inserimento”, alla fine degli anni ’80 si è passati a “integrazione”.

Da pochi anni, in maniera piuttosto esplicita grazie alla Convenzione ONU sui diritti delle persone con disabilità approvata nel 2007, abbiamo assistito ad un nuovo cambio: la nuova parola d’ordine è ora diventata “inclusione”

 L'integazione distingue tra la persona con disabilità e la persona senza e si accerta che tutti vengano trattati in modo uguale, cioè quello della maggioranza.

L'inclusione invece considera che siamo tutte persone,ognuna con i propri bisogni ma con gli stessi diritti di partecipazione ed autonomia. L'inclusione stimola la “personalizzazione”, perché opera affinché tutti possano essere considerati all'interno dello stesso sistema in modo diverso, nel rispetto delle proprie necessità e caratteristiche personali.

Sono questi i principi che ci hanno spinto ad attuare un progetto di ricerca-azione dal titolo “Progetto Inclusione Gries“ in occasione dell'apertura in ottobre 2014, del nuovo Centro di Riabilitazione Psichiatrica Bolzano-Gries in via Fago 44 a Bolzano.
Ci interessa che le persone ospiti della struttura siano non solo integrate nella vita del quartiere, ma anche incluse come cittadini con uguali diritti e doveri, sebbene con necessità diverse a seconda delle problematiche che riportano.

Oltre a favorire l'inclusione sociale, l'obiettivo del Progetto é quello di sensibilizzare e informare la cittadinanza sulle tematiche relative alla salute mentale.

Si è proposto ai cittadini un sondaggio sulle conoscenze e gli atteggiamenti nei confronti delle malattie mentali. La prima fase di rilevazione si è conclusa ad agosto e una seconda partirà a giugno 2015. Fino ad ora sono stati distribuiti 4000 questionari e il quartiere si è dimostrato molto collaborativo e interessato. Parallelamente al sondaggio si stanno programmando delle iniziative di informazione, dialogo e confronto, sia sulle problematiche generali relative alla salute mentale, che in merito alle attività svolte all’interno della struttura e creazione di una rete di collaborazione con le diverse realtà del quartiere.

In questo senso sono già partite collaborazioni con La Circoscrizione di Quartiere e le scuole Rosmini di via Fago.

Il Centro di Riabilitazione Psichiatrica si propone come risorsa per la cittadinanza, potendo offrire una serie di spazi (sale, palestra, sala computer) e iniziative che possano essere messi a disposizione del quartiere, in un ottica di mutuo scambio e collaborazione di “buon vicinato”. L'innaugurazione del CRP Bolzano-Gries si terrà il 17 dicembre 2014 dalle 10.00 alle 17.30 e sarà un occasione di conoscenza reciproca, visita degli spazi interni musica e spettacolo. Siete tutti invitati. Vi aspettiamo numerosi!

 di Isabella Gualtieri e Enzo Lauria

Progetto Inclusione Gries

Il “Progetto Inclusione Gries” si propone di sensibilizzare e informare la cittadinanza sulle tematiche relative alla salute mentale e favorire l’inclusione sociale delle persone affette da disturbi psichici in concomitanza con l’apertura del nuovo Polo Riabilitativo Psichiatrico Bolzano-Gries in via Fago 44/c, facente parte del Servizio Psichiatrico di Bolzano diretto dal Prof. Andreas Conca.
Nell´ambito di quegli interventi comunemente definiti come Ricerca-Azione, si vuole proporre ai cittadini dapprima un sondaggio sulle conoscenze e gli atteggiamenti nei confronti delle malattie mentali e successivamente delle iniziative di informazione, dialogo e confronto sia sulle problematiche generali relative alla salute mentale che nel merito delle attività svolte all’interno della struttura e della auspicabile creazione di una rete di collaborazione con le diverse realtà del quartiere.
Si chiede pertanto ai residenti del quartiere Gries di collaborare al sondaggio, compilando il questionario che riceveranno a breve per posta in tutte le sue parti e restituendolo presso i punti di raccolta indicati sulla busta.
I questionari si possono trovare, compilare e restituire anche presso il Centro Civico di Piazza Gries 18. Alcune copie verranno distribuite anche nelle scuole e centri parrocchiali.
Il questionario è stato adattato dallo strumento realizzato nell'ambito del programma
nazionale di comunicazione contro lo stigma e il pregiudizio nei confronti delle malattie mentali, per conto dei Ministeri della Salute, della Università e Ricerca e dell’Istruzione.
Il questionario, personale ed anonimo, è costituito da sette quesiti volti ad analizzare: 

• le conoscenze effettive relative alle malattie mentali;
• gli atteggiamenti, i pregiudizi, le false credenze e le opinioni; 

• la disponibilità a relazionarsi con persone sofferenti di una malattia mentale;
• le informazioni possedute e le esigenze informative sui disturbi mentali, anche in relazione a possibili esperienze personali.
La prima fase del sondaggio si svolgerà tra maggio e luglio 2014, una seconda fase di rivalutazione avverrà nell´inverno 2014. Per l´autunno sono previste le iniziative di sensibilizzazione, informazione e collaborazione tra il Servizio Psichiatrico e i cittadini della zona (conferenze, giornate delle porte aperte, collaborazioni a progetti scolastici, giornata mondiale della salute mentale).

La filosofia del Centro di Riabilitazione Psichiatrica Bolzano-Gries è in linea con gli obiettivi e i principi dei Servizi di Salute Mentale nazionali ed internazionali: offrire alle persone affette da un disagio psichico un percorso terapeutico-riabilitativo che si avvalga di uno staff professionale multidisciplinare e di ambienti idonei dove ricevere cura, relazionarsi e lavorare per il tempo necessario e con il supporto professionale e sociale adeguato per consentire alla persona un pieno reinserimento sociale.

Il Centro di Riabilitazione Psichiatrica si propone anche di offrire una serie di spazi (sale, palestra, sala computer) e iniziative che possano essere messi a disposizione dei cittadini del quartiere, in un ottica di mutuo scambio e collaborazione di “buon vicinato”.

 Verranno proposti ai cittadini dapprima un sondaggio sulle conoscenze e gli atteggiamenti nei confronti delle malattie mentali e successivamente delle iniziative di informazione, dialogo e confronto sia sulle problematiche generali relative alla salute mentale che sulle attivitá del CRP.

La prima fase del sondaggio si svolgerà tra maggio e luglio 2014, una seconda fase di rivalutazione avverrà nell´inverno 2014. Per l´autunno sono previste le iniziative di sensibilizzazione.

Il Centro di Riabilitazione Psichiatrica si propone anche di offrire una serie di spazi (sale, palestra, sala computer) e iniziative che possano essere messi a disposizione dei cittadini del quartiere, in un ottica di mutuo scambio e collaborazione di “buon vicinato”.

Coordinatori del progetto: Univ.Prof.Dr. Andreas Conca, Dr.ssa Isabella Gualtieri, Dr. Luigi Basso

Isabella Gualtieri
Psicologa Centro di Riabilitazione Psichiatrica Grieserhof

Associazione Ariadne

Sehr geehrte Damen und Herren,

hiermit teilen wir Ihnen mit, dass am 08.04.2016 die Mitgliederversammlung die Namensänderung des Verbandes Angehöriger und Freunde psychisch Kranker beschlossen hat.

Der neue Name des Verbandes lautet:

Verband Ariadne – für die psychische Gesundheit aller

Der vor gut 25 Jahren gewählte lange Verbandsname ist im Wandel der Zeit zwar immer noch Programm, aber ein Verband, der sich die Öffnung von gesellschaftlichen Schranken wünscht, sollte einen Namen tragen, der eine positive Wirkung auf die Menschen hat. Insbesondere die „neue“ Generation fühlt sich vom alten Namen nicht unbedingt angesprochen und eine Identifikation damit ist, auf Grund der stigmatisierenden Bezeichnung, schwierig.

Warum „Ariadne“?

Ariadne ist eine Figur aus der griechischen Mythologie. Sie schenkte Theseus den Ariadnefaden, um ihn sicher wieder aus dem Labyrinth des Minotaurus zu bringen und ihn in seinem Vorhaben, diesen zu töten, zu unterstützen.

Es ist kein Zufall: das Logo des Verbandes stellt ein Labyrinth mit einem nach außen führenden Faden dar. Trifft eine psychische Erkrankung auf eine Familie, weiß sie oft nicht, wie es weitergehen soll. Betroffene und Angehörige brauchen deshalb einen „Faden“, mit dem sie den Weg aus dem Labyrinth finden können. Besonders in psychischen Notlagen sollte niemand alleine sein. Als Verband gehen wir auf die individuellen Probleme ein und zeigen, dass Veränderungen möglich sind und dass es gut ist, nach neuen Wegen zu suchen und daran zu wachsen. Der Zusatz „für die psychische Gesundheit aller“ beinhaltet, dass psychische Gesundheit ein gesellschaftliches Thema ist und nicht nur die betroffenen Familien berührt.
Gentili signori e signore,

con la presente comunichiamo, che l’Assemblea dei soci ha deliberato il cambiamento del nome dell’Associazione Parenti ed Amici di Malati Psichici in

Associazione Ariadne – per la salute psichica, bene di tutti

La lunga denominazione dell‘Associazione scelta ben 25 anni fa, anche se i tempi sono cambiati, è rimasta tuttora un programma. Però un‘Associazione che desidera apertura di sbarramenti e di sentimenti, dovrebbe portare un nome che risuoni in modo positivo sulle persone. Specialmente la „nuova” generazione non si sente assolutamente interpellata da esso non riesce nemmeno ad identificarvisi, a motivo della sua connotazione stigmatizzante.

Perche “Ariadne”?

Ariadne è il nome originario greco della protagonista mitologica che salvò la vita a Teseo col famoso filo; gli permise così di uscire dal labirinto dopo aver ucciso il Minotauro che pretendeva, periodicamente, il sacrificio di giovani e fanciulle.

Non a caso il labirinto è rappresentato nel logo dell‘Associazione, con un filo che porta verso l‘uscita. Le malattie psichiche sono come un gomitolo aggrovigliato, del quale non si riesce a comprendere l‘evoluzione. Si ha l‘impressione che non sia possibile ritornare ad una vita “normale”, che sia un obiettivo impossibile da raggiungere nella società. I pazienti, ma anche i familiari, hanno bisogno di un filo che li guidi verso la riconquista della propria vita. E nell‘aggiungere al nome la frase “per la salute psichica, bene di tutti” , si garantisce ad ogni paziente, ad ogni familiare, la sensazione reale dell‘accettazione da parte della società tutta.

Mit freundlichen Grüßen

Distinti saluti

Margot Gojer

Incontri info-educativi sul benessere psicofisico: prendersi cura di sé.

Il Servizio Psichiatrico di Bolzano nel corso degli ultimi anni ha avviato con successo
progetti mirati alla promozione della salute, tra cui il Progetto Benessere, il Progetto Sport, il Progetto di Montagnaterapia, ... cercando la collaborazione dei Servizi Sanitari Specialistici e di altri enti esterni presenti sul territorio (SportCity, CAI, Comune di Bolzano).
Vi é molta attenzione a questo tema, perch÷, nei disturbi psichiatrici, la prevalenza
di morbilità e mortalità é più elevata.
Questo é spesso da mettere in relazione con gli stili di vita scorretti come: fumo di sigaretta (più elevato sia per numero di sigarette fumate che per anni di dipendenza da nicotina), alimentazione scorretta, sedentarietà, abuso di alcool e sostanze psicoattive, effetti metabolici riconducibili alla terapia psicofarmacologica e scarsa attenzione al proprio stato di salute.
In quest’ottica di prevenzione e di implementazione di programmi basati sull’evidenza
scientifica, il nostro Servizio, nell’ultimo anno, ha partecipato al progetto nazionale CCM 5: “Un approccio integrato per la riduzione delle diseguaglianze all’accesso ai servizi di promozione della salute: interventi strategici per la gestione del rischio di utenti con disagio psichico”, promosso dal Centro nazionale per la prevenzione e il controllo delle malattie (Ccm) e dal programma “Guadagnare Salute: rendere facili le scelte salutari”.
L’implementazione del progetto CCM5 ha permesso di riorganizzare e rinforzare in
maniera più sistematica e fruibile le offerte già esistenti nel Servizio Psichiatrico.
Per raggiungere questo scopo si è costituito un team di lavoro che ha contribuito alla definizione di linee guida di collaborazione fra più servizi sanitari specialistici che si occupano di questa tematica.
Il Servizio Psichiatrico si avvale del sostegno di una RETE TERRITORIALE di cui fa parte il Servizio Pneumologico (Dr. Antonio Triani - referente del programma Guadagnare Salute e del Progetto CCM5 nella Provincia Autonoma di Bolzano), il Servizio per le Dipendenze - Settore Alcoologia (Dr.ssa Patrizia Panzani), il Servizio di Nutrizione Clinica (Dr.ssa Nicoletta Facchin) e il Servizio di Medicina dello
Sport (Dr.ssa Simone Grossgasteiger). 
Il Prof. Univ. Dr. Andreas Conca, in collaborazione con la Psicologa Dott.ssa Karin Furlato e il Coord. Infermieristico Territoriale Fabio Carpi, sono i responsabili dell’implementazione del progetto all’interno del Servizio Psichiatrico di Bolzano. Inoltre, durante la realizzazione delle fasi operative del progetto con l’utenza, hanno partecipato la Terp. Francesca Sighele e l’Inf. Pietro Battan.
Incontri info-educativi sul benessere psicofisico: prendersi cura di sé. Il team ha lavorato alla creazione e all’implementazione del progetto con l’utenza, a momenti di formazione mirati al personale sanitario e all’approfondimento professionale e personale sul tema della promozione alla salute.
Sono stati realizzati percorsi individuali e di gruppo per la sensibilizzazione e la motivazione al cambiamento di stili di vita non salutari, cercando di accrescere la consapevolezza sul proprio benessere psicofisico. Nel mese di aprile, presso il Centro Arca di Noè, si sono svolti 4 incontri info-educativi incentrati sulla scorretta alimentazione, sul tabagismo, sull'uso a rischio e/o dannoso di alcol e sulla sedentarietà, attraverso attività di gruppo esperienziale, di dialogo e l’utilizzo di cartelloni e materiale facilmente fruibile.

A conclusione degli incontri info-educativi sono stati offerti agli utenti percorsi differenziati, a seconda del proprio obiettivo di salute. Sono state proposte consulenze con il Serv. Pneuomologico o Ser.D. – Settore Alcologia, per chi volesse intervenire in modo specifico rispetto il proprio consumo di nicotina o di alcool.

Inoltre é stato avvivato un “Ciclo di incontri sul benessere psicofisico di II livello”,incentrato maggiormente sulle tematiche dell’alimentazione e dell’attività fisica, per chi fosse disposto a lavorare maggiormente su queste tematiche, con la collaborazione della Medicina dello Sport e del Servizio di Nutrizione Clinica.Dato il successo, un secondo ciclo di incontri info-educativi sul benessere psicofisico verrà proposto in autunno, anche in lingua tedesca.

Karin Furlato

Psicologa del Centro di Salute Mentale

SIIPAC gioco d´azzardo patologico

Intervista al dott. Matteo Kettmaier

 
cos’è la Società di Intervento sulle Patologie Compulsive e di che cosa si occupa?

La S.I.I.Pa.C. (Società Italiana di Intervento sulle Patologie Compulsive), è un centro specializzato nelle cura e riabilitazione di persone con problemi di dipendenza psicologica. È stata la prima struttura in Italia a porsi l’obbiettivo di studiare ed approfondire il fenomeno del Gioco D’azzardo Patologico, per offrire un efficace programma d’intervento non solo a chi ne era colpito ma anche ai famigliari.

 
Cosa si intende per gioco d’azzardo patologico? Qual è il limite oltre al quale un giocatore può ritenersi affetto da una patologia tale?

Il gioco d’azzardo patologico (GAP) fa parte della categoria delle new addictions, condotte individuali che vengono messe in atto rispetto a un oggetto o una persona con i quali si stabilisce una condizione psicologica di esclusività.

Per una minoranza di persone, il gioco diventa con il tempo l’attività principale della vita, assumendo cosi,la connotazione di dipendenza. Si manifesta nell’urgente bisogno di praticare un’attività e nell’incapacità di controllare tale impulso.

È possibile tracciare un profilo di un giocatore patologico standard?

Vi sono alcuni elementi che accomunano i giocatori. La maggior parte sono persone con scarsa autostima, insicuri, che tendono a credere che il denaro sia la soluzione di tutti i problemi. Le manifestazioni psichiche possono essere riassunte: pensiero ossessivo (centrato sul gioco), senso di onnipotenza, presunzione, nervosismo, irritabilità. Infine le conseguenze sul piano sociale sono notevoli: il giocatore riporta danni economici, modali, famigliare, rischiando l’isolamento sociale.
Quali sono i giocatori che creano maggior dipendenza?

Non esistono giochi di per sé che creino dipendenza rispetto ad altri. Ma possiamo affermare che con l’avvento delle nuove tecnologie gli stessi giochi hanno connotazione diverse, basti pensare ad esempio al poker, alla velocità di gioco data dalla rete e alla facilità di accesso. Poi esistono giochi che favoriscono in un certo senso la socializzazione come ad esempio le corse dei cavalli, e giochi più solitari, come il già citato poker o la roulette. Quindi, in definitiva potenzialmente tutti i giochi possono creare dipendenza.

 
Come si esce da una dipendenza da gioco d’azzardo?

Gli approcci sono molteplici, quello da me adottato opera nel campo clinico facendo seguire ai giocatori d’azzardo patologico e ai loro famigliari un complesso programma terapeutico multimodale. Lo scopo è favorire la crescita individuale. L’assunto è “semplice”: i problemi difficilmente sono riconducibili a una singola causa e quindi non esistono cure unitarie.

 
La proposta di una sorta di “tessera del giocatore” legata al proprio codice fiscale (o tessera sanitaria) potrebbe secondo lei attenuare il problema?

Tale proposta così strutturata a mio giudizio è poco efficace, in quanto entrano in gioco vari fattori tra cui la privacy della persona, e comunque questo non porterebbe ad arginare il problema.

 
La legge che obbliga a riportare le probabilità di vincita al gioco e che mette in guardia sui rischi derivati dal gioco stesso, è secondo lei utile o è solo un palliativo?

La legge Balduzzi così com’è stata impostata a mio avviso è ancora incompleta, ad esempio bisogna ridefinire meglio le pubblicità, dando più risalto ai rischi nelle quali le persone possono incorrere. Ma in linea di massima è un buon punto di partenza, quindi con le giuste modifiche la legge può risultare un valido aiuto.

 
dott. Roberto Marletta

Vite sane e Attive
Teniamo in mente il corpo nei giovani con psicosi

Vite Sane e Attive
Healthy Active Lives (HeAL)
Teniamo in mente il corpo nei giovani con psicosi

L’Associazione Italiana interventi precoci nelle psicosi (AIPP), Sezione Speciale della Società Italiana di Psichiatria (SIP), proseguendo la sua opera di informazione e formazione, ha affrontato in questa III° Giornata Scientifica il tema dello stretto collegamento tra benessere fisico e psichico nei giovani all’esordio di patologie mentali gravi e dei riflessi che un’attenzione mirata sul 
Opuscolo Vite sane e attività pdf
benessere fisico può avere nel corso della loro vita. Il tema, quanto mai attuale, è delineato nel Programma Internazionale iphYs (International Physical Health in Youth Stream – Keeping the body in Mind in FEP) che ribadisce la centralità di un approccio globale alla salute fisica e mentale. La presenza di disturbi psichiatrici, infatti, è associata a un maggior rischio di patologie organiche e di converso la presenza di patologie organiche è associata a un maggior rischio di disturbi psichiatrici.

Recovery

Il termine recovery in inglese viene utilizzato sia quando vi é un ritorno a una condizione precedente ("recuperare il portafoglio perso", "guarire da un'influenza") sia quando la nuova condizione implica dei cambiamenti rispetto alla precedente ("riprendersi dai danni di un terremoto, dagli esiti di un ictus cerebrale"). Analogamente a quanto accade anche in tedesco, spagnolo, francese...renderne il significato nella lingua italiana presenta non pochi problemi. Quando non si lascia l'originale recovery, l'utilizzo di termini quali "ristabilimento", "recupero" o "guarigione" non consente peró di cogliere tutte le sfumature del suo significato. Infatti, "ristabilimento" racchiude in sé il concetto di stabilizzazione, mentre "recovery" implica il superamento uno stato di equilibrio disfunzionale. "Recupero" o "guarigione" fanno riferimento a una sorta di restitutio ad integrum da una condizione di malattia organica, mentre il recovery non sembra equivalenta al concetto ortodosso di guarigione o alla cura di una patalogia. la malattia ha prodotto infatti un cambiamento stabile rispetto al funzionamento premorboso, pur consentendo ancora un sostenziale ritorno a un funzionamento soddisfavente. Avviene cioé qualcosa di simile a quanto succede ad esempio a una persona sopravvissuta ad un infarto miocardico, in cui si cerca di recuperare il miglior funzionamento possibile, nonostante il danno organico permanente, tramite interventi terapeutici, riabilitativi e cambiamenti ambientali sopratutto per quanto riguarda lo stile di vita.
Il termine che potrebbe maggiormente avvicinarsi al concetto di recovery, ossia "riparazione", non é utilizzabile in quanto nella lingua italiana é non riferibile a persone.

Il recovery implica allora un processo di trasformazione al cui centro vi é sia un'esperienza di perdita che il superamento della stessa. La schizofrenia, ad esempio, ha infatti un profondo impatto sulla persona anche oltre i sintomi che la accompagnano: perdita di autostima, perdita di amici e relazioni familiari, perdita di un ruolo sociale valido, interruzione di corsi scolastici e carriere professionali, stigma sociale. Piú é lungo e pervasivo il decorso della malattia, piú marcato é l'impatto sulla vita delle persone e su come queste vedono se stesse nel mondo in relazione alla perdita di occasionie opportunitá. Queste esperienze non possono essere dimenticate o cancellate, indipendentemente dalla presenza dei sintomi o del processo della malattia.

 
Tratto da: "Il recovery dalla disabilitá" Robert Paul Liberman 

La gestione della malattia

La maggior parte delle malattie mentali gravi dura per tutta la vita, con una vulnerabilitá continua, ricadute episodiche o livelli variabili di disabilitá dovuta ai sintomi. l'imparare come controllare questi disturbi é di fondamentale importanza se il recovery deve diventare realtá e non restare solo un sogno. Gestire la propria malattia non é né semplice né immediato; non puó essere raggiunto dal paziente da solo né dai terapeutici e dal team multidisciplinare, come neanche dalle famiglie e dai caregiver naturali e nemmeno solo dai trattamenti basati sulla prova. Solo un insieme di tutte queste persone e trattamenti puó fornire quella protezione dalle ricadute e dalla disabilitá che rende il recovery possibile. La gestione della malattia é per definizione uno sforzo di collaborazione che sta in piedi o cade in relazione alla competenza del terapeta nello sviluppare e nel mantenere solide relazioni terapeutiche.

Tradurre la conoscenza, la competenza e l'esperienza professionale in comprensione e abilitá del paziente e dei familiari é un passaggio cruciale nella gestione della malattia. Si verifica un processo di empowerment dei pazienti e dei loro familiari, che vengono coinvolti dai terapeuti e dagli altri professionisti della salute mentale come partner a pieno titolo del trattamento e della riabilitazione. per fare in modo che i pazienti viaggino con successo lungo la strada del recovery, essi necessitano di conoscenze, abilitá, training e supporto per attraversare le porte che demarcano le fasi acuta, di stabilizzazione, di stabilitá e di recovery dei disturbi psichiatrici.

Il coinvolgimento dei pazienti in una relazione in cui sono ben informati e collaboranti riguardo al trattamento li incoraggia:

aderire ai programmi di trattamento farmacologico e psicosociale
farsi coinvolgere e partecipare alle decisioni sui trattamenti
ricordare la loro continua vulnerabilitá allo stress
costruirsi una protezione contro stress e vulnerabilitá attraverso:
-l'acquisizione di supporto da parte della comunitá, della famiglia e dei professionisti

-la partecipazione attiva ai trattamenti basati sulla prova.
Ció che non puó essere curato deve essere supportato. Imparando come gestire la propria malattia, con la collaborazione, il supporto e il training da parte dei professionisti, i pazienti possono acquisire la resistenza per superare la loro disabilitá e raggiungere i loro obiettivi per una vita migliore.

 
Tratto da: "Il recovery dalla disabilitá" Robert Paul Liberman Tradurre la conoscenza, la competenza e l'esperienza professionale in comprensione e abilitá del paziente e dei familiari é un passaggio cruciale nella gestione della malattia. Si verifica un processo di empowerment dei pazienti e dei loro familiari, che vengono coinvolti dai terapeuti e dagli altri professionisti della salute mentale come partner a pieno titolo del trattamento e della riabilitazione. per fare in modo che i pazienti viaggino con successo lungo la strada del recovery, essi necessitano di conoscenze, abilitá, training e supporto per attraversare le porte che demarcano le fasi acuta, di stabilizzazione, di stabilitá e di recovery dei disturbi psichiatrici.

Il coinvolgimento dei pazienti in una relazione in cui sono ben informati e collaboranti riguardo al trattamento li incoraggia:

aderire ai programmi di trattamento farmacologico e psicosociale
farsi coinvolgere e partecipare alle decisioni sui trattamenti
ricordare la loro continua vulnerabilitá allo stress
costruirsi una protezione contro stress e vulnerabilitá attraverso:
-l'acquisizione di supporto da parte della comunitá, della famiglia e dei professionisti

-la partecipazione attiva ai trattamenti basati sulla prova.

 Ció che non puó essere curato deve essere supportato. Imparando come gestire la propria malattia, con la collaborazione, il supporto e il training da parte dei professionisti, i pazienti possono acquisire la resistenza per superare la loro disabilitá e raggiungere i loro obiettivi per una vita migliore.

 
Tratto da: "Il recovery dalla disabilitá" Robert Paul Liberman 

Il disagio psichico giovanile
Dr. Andreas Conca, Coordinatore per la neuropsichiatria dell'etá evolutiva della provincia di Bolzano, Primario del servizio di psichiatria di Bolzano


Parlare di disagio psichico che ha valenza di malattia nell'etá evolutiva e che magari comporta l'impostazione di un trattamento farmacologico per un giovaneed anche per la sua famiglia, é sicuramente un grande peso.

Per distinguere la normale etá adolescenziale da un disagio psichico bisogna fare diagnosi e gli indicatori sono i sintomi che devono essere di una certa gravitá e perdurare nel tempo.

É naturalmente necessario distinguere i sintomi di un disagio da atteggiamenti, pensieri, stati affettivi che sono normalmente presenti nell'adolescenza. La vera sfida é riuscire a fare od escludere una diagnosi considerando questo periodo della vita in cui la persona é in piena plasticitá di evoluzione: la crisi adolescenziale é infatti anche e comunque una risorsa per trovare nuove vie e nuovi spunti in una personalitá che sta crescendo e si sta formando. I genitori hanno la responsabilitá di accorgersi quando qualche cosa non va bene, peró "l'allarme " deve essere inteso in senso buono, come responsabilitá e capacitá poi di cercare e chiedere aiuto e supporto per superare i momenti difficili.

L'allarme visto come paura, ansia, angoscia spesso offusca la mente e non ci fá vedere le cose some sono.

Bisogna affermare con chiarezza e praticitá che non tutte le problematiche sono psichiche o sociali: se il ragazzo non vuole piú andare a scuola, non si alza, non vuole fare la doccia, non mangia, vomita, ha dolori addominali ecc ecc; ci si puó rivolgere al medico di base o pediatra per fare degli accertamenti ed escludere altre patologie. se poi c'é qualche cosa di psichico bisogna indagare le cause che normalmente sono molteplicie sono contenute in cinque aree:

1. Psicologiche

2. Sociale

3. Biologiche (considera la familiaritá, genitori e parenti che hanno avuto problemi ad esempio depressione, stati d'ansia od altri disturbi psichici)

4.pedagogica

5.Giuridica ( il minore ha un'assoluta non presenza legale perche c'é la patria potestá che ha lae competenze sulle decisioni del figlio).

Bisogna quindi far sempre riferimento a queste aree e quando viene capito il disagio e l'interazione tra questi cinque ambiti, si possono tarare gli interventi a seconda poi delle necessitá. È anche importante capire cosa si intende per intervento: talvolta é sufficente una consulenza, un supporto alla famiglia ecc. L'eventuale prescrizione di un farmaco deve essere integrata sempre nell'ottica della gravitá della diagnosi e nel corso della malattia.

Naturalmente nessuno vorrebbe dare dei farmaci ai propri figli, ma se questi soffrono di un disturbo mentale forte, dove magari ci sono delle disibizioni dopaminergici (tratti del cervello che non funzionano) e non possono funzionare magari per familiaritá ed ereditá , non sarebbe nemmeno etico non prescriverli. la sfida poi, in ogni singola situazione , consiste nel capire come prescrivere, contestualizzare e integrare a livello relazionale l'intervento farmacologico.

Per l'infanzia e l'adolescenza i primi punti di riferimenti sono la scuola gli insegnanti e gli sportelli. Si osservano una serie di indicatori che permettono di capire se prendere in considerazione la possibilitá di un disagio psichico o meno.

Molto spesso si tratta di uno sfogo di un certo momento, di un peso psichico che si puó risolvere con un colloquio, sviluppando la comunicazione, cercando le strategie per affrontare i problemi, cercando di sviluppare la solidarietá che c'é nella societá. Se questo non é sufficente si entra piú in merito all'organizzazione professionale: nel servizio pubblico ci sono i consultori, il servizio psicologico ed il servizio neuropsichiatrico dell'etá evolutiva.

Si puó stimare che in Alto Adige circa il 10% dei bambini-adolescenti hanno a che fare con un disagio psichico. Naturalmente ci sono varie scale di gravitá che di conseguenza necessitano di interventidiversi. Non significa quindi che questi ragazzi devono rivolgersi automaticamente ad uno specialista, ma una parte di questi soffre di un disturbo cosí grave, da avere un forte impatto sulla vita quotidiana individuale ed anche relazionale ( con i genitori, scuola, amici ecc.). In questi casi, valutandoogni singola situazione, bisogna intervenire a livello sociale, psicologico, pedagogico, ed a volte anche farmacologico. L'aspetto che bisogna sottolineare é che nella grande maggioranza dei casi il decorso é di completa guarigione.

L'adolescenza e sicuramente un periodo di ribellione, fa parte della normalitá ed aiuta a formare il carattere. Ai nostri giorni la ricerca fornisce gli strumenti che permettono di individuare un disagio psichico. Fino a qualche anno fa questo non poteva essere fatto in modo cosi sistematico. Si puó dedurre che, sia per bambini-adolescenti ma anche per gli adulti , non c'é un incremento in assoluto di disagio psichico ; oggi c'é invece una maggiore capacitá nell'individuarlo che di curarlo. Stiamo sicuramente vivendo, a livello sociale, politico ed economico, un periodo d'instabilitá. Le persone piú vulnerabili ne vengono piú coinvolte emotivamente, ma l'aspetto positivo da sottolineare dell'instabilitá e la creativitá.

 A livello comportamentale é scontato che alcool e droghe hanno spesso un impatto negativo sulla vita quotidiana.

L'adolescenza é un'etá in cui si sperimenta e l'uso di queste sostanze non é di per sé l'indicatore di un disagio psichico o di una tossicodipendenza . Chiaramente bisogna capire che tipo di sostanze vengono assunte e con che frequenza. purtroppo ci sono ragazzi vulnerabili in cui basta anche "una canna" ad innescare un meccanismo che viene definito poi esordio psicotico.

Alcool e droghe sono un indicatore se diventano abuso, se vengono utilizzare con regolatritá e spesso. i genitori hanno la responsabilitá di informarsi su come proseguire con i figli. Fondamentale infatti é parlare con loro: spesso il dialogo aperto tra genitori e figli risolve le situazioni. Se non risultasse efficace peró, c'é bisogno di un aiuto esterno.

 Anche in ambito adolescenziale esiste un disagio psichico che puó diventare stigmatizzante: questo succede quando non si riescono ad individuare le risorse per abilitare la persona a medio e lungo termine e quindi il disagio diventa parte della persona. A volte viene risolto in etá adulta, a volte bisogna conviverci integrandolo nella qualitá della vita.

Concludendo, bambini ed adolescenti hanno risorse che noi adultzi non abbiamo, poiché si stanno abilitando alla vita (non si parla qiandi di riabilitazione come con gli adulti), si stanno formando come persone, stanno modellando il proprio carattere e personalitá; é tutti in evoluzione, si scoprono risorse che non si pensavano, anche i genitori riescono a fare cose che non immaginavano. anche se si é in presenza di un disagio psichico, con il supporto si asilo, scuola, famiglia, ambiti lavorativi, prafessionisti della sanitá o del sociale ecc. si puó procedere verso l'abilitazione e la guarigione.

 

Cannabis e psicosi: studiati gli effetti sulla dopamina cerebrale

La cannabis è la droga globalmente più diffusa con conseguenze per la salute che includono anche il rischio di disturbi mentali e di psicosi. È stato suggerito che l’uso di cannabis abbia in comune con i disturbi psicotici, quali la schizofrenia, un’alterazione del sistema dopaminergico, anche se questa ipotesi non era mai stata direttamente testata. I ricercatori del King College e dell’Imperial College di Londra, hanno misurato la capacità di produrre dopamina in una zona del cervello chiamata striato, utilizzando la tecnica PET, in un gruppo di 19 consumatori abituali di cannabis e di 19 soggetti di controllo non utilizzatori. Tutti i soggetti partecipanti che fumavano cannabis avevano avuto in precedenza episodi di sintomi psicotici, come strane sensazioni o pensieri bizzarri o la sensazione di essere perseguitati da forze sconosciute. Quello che i ricercatori si aspettavano di trovare, dal momento che alte quantità di dopamina sono state collegate alla manifestazione di psicosi, era una maggiore produzione dopaminergica nello striato di chi faceva uso regolare di cannabis. I risultati della ricerca, pubblicata su Biological Psychiatry, vanno invece nella direzione opposta, dal momento che la sintesi di dopamina è risultata essere minore nei soggetti utilizzatori rispetto ai controlli.
 Inoltre, i livelli più bassi di dopamina sono stati registrati in quei soggetti che soddisfacevano i criteri di dipendenza da cannabis, in coloro che ne fumavano quantità maggiori e coloro che avevano iniziato a fumare precocemente (12-18 anni). Secondo gli autori, l’alterazione riscontrata sul sistema della dopamina cerebrale in chi fa uso regolare di cannabis, sarebbe comunque in relazione con i sintomi psicotici, anche se attraverso meccanismi differenti rispetto alla schizofrenia. 
L’identificazione di basse concentrazioni di dopamina sarebbe anche da collegarsi alla mancanza di motivazione spesso presente in chi fa uso di cannabis, dal momento che il sistema motivazionale è mediato anch’esso dal neurotrasmettitore dopamina.

Fonte: Journal of Biological Psychiatry

Titolo originale e autori: Dopaminergic Function in Cannabis Users and Its Relationship to Cannabis-Induced Psychotic Symptoms. Biological Psychiatry, 2013-Michael A.P. Bloomfield, Celia J.A. Morgan, Alice Egerton, Shitij Kapur, H. Valerie Curran, Oliver D

Dipendenza da Internet

Internet è un’eccezionale strumento di comunicazione, soddisfa fedelmente qualsiasi tipo di curiosità, è in grado di farci giungere dall’altra parte del mondo in tempo reale, è una fonte d’informazioni inesauribile. Spesso si sta a lungo davanti al computer per motivi di lavoro o per ingannare il tempo, per fare una ricerca e tutto ciò è sicuramente normale.


Internet Addiction Disorder

Il termine si deve allo psichiatra americano Ivan Goldberg

Quando la voglia di navigare sul web diventa prioritaria rispetto a tutto il resto e la persona viene invasa da un eccessivo investimento emotivo e mentale allora si può iniziare a parlare di dipendenza da internet.


E' mai capitato di svegliarsi di notte e sentire il bisogno di controllare la propria mail? Di spegnere il computer e sentire un vuoto terribile perché il mondo reale non ha ormai più alcuna consistenza? Di immedesimarsi nel personaggio assegnato al proprio nickname? Allora è arrivato il momento di rendersi conto della propria patologia, perché questi sono segni evidenti di una vera e propria patologia che varie ricerche americane hanno etichettato Internet Addiction Disorder (disturbo da dipendenza da Internet).


Sintomi Clinici

I tipici sintomi clinici della dipendenza da internet sono quelli di tolleranza e di astinenza. Si ha un malfunzionamento nell’area sociale, familiare, sentimentale e occupazione, bisogno di trascorrere un tempo sempre maggiore in rete per ottenere soddisfazione; marcata riduzione di interesse per altre attività che non siano Internet; dopo la sospensione o la diminuzione dell’uso della rete, sviluppo di agitazione psicomotoria, ansia, depressione, pensieri ossessivi su cosa accade on-line; necessità di accedere alla rete sempre più frequentemente; impossibilità di interrompere o tenere sotto controllo l’uso di Internet;
Tre Forme di Dipendenza

 
1. "Dipendenza ciber-sessuale", ovvero la dipendenza da pornografia online, dove gli individui che ne soffrono sono di solito dediti allo scaricamento, all'utilizzo e al commercio di materiale pornografico online e/o sono coinvolti in chat-room per soli adulti.
2. "Dipendenza ciber-relazionale", definibile anche dipendenza da Social Network (es. Facebook), dove gli individui che ne sono affetti diventano fortemente coinvolti in relazioni online. In questo caso gli amici online diventano rapidamente più importanti dei rapporti reali con la famiglia e gli amici. In molti casi questo conduce all'instabilità coniugale, affettiva, familiare, sociale, lavorativa, scolastica, etc.
3. "Net Gaming", cioè la dipendenza dai giochi in rete che comprende una vasta categoria di comportamenti, compreso il gioco d'azzardo patologico, i videogame, lo shopping compulsivo e il commercio online compulsivo. In particolare, gli individui utilizzano casinò virtuali, giochi interattivi, siti delle case d'asta o le scommesse su Internet, arrivando perfino ad interrompere lavoro e relazioni e perdendo cospicue somme di denaro.

 

La Tartaruga– Die SchildKröte Trimestrale Anno 4 2012 Pagina 10

VIOLENZA DI GENERE

Per violenza di genere solitamente si intende la violenza esercitata sulle donne.

In realtà la parola “genere” (gender in inglese e non sex) usata negli ultimi anni, ha un significato più ampio che rimanda ad una costruzione storica delle rappresentazioni sociali e delle identità del maschile e del femminile in relazione ai modelli di riferimento, ai ruoli, alle aspettative e alle diverse opportunità.

Molto importante sottolineare questo perché piú che un sostantivo il genere dovrebbe essere inteso come un vero verbo, un divenire... ognuno di noi ogni giorno deve interpretare quello che per lui significa essere uomo o donna in questo momento storico, in base alla religione, al livello culturale, ai propri orientamenti sessuali... non esiste “la donna” o “l’uomo” perchè all’interno di queste due grandi categorie non c’è una donna uguale all’altra e un uomo uguale all’altro.

Anche il termine “violenza” è altrettanto ampio, trasversale a tutte le culture, molto complesso da affrontare in poche battute.

Le Nazioni Unite nel 1993 hanno tentato di dare una definizione specifica di violenza contro le donne intendendola come ogni atto legato alla differenza di sesso che provochi o possa provocare un danno, una sofferenza fisica, sessuale, psicologica, ed in generale una sofferenza che vada ad incidere sul benessere della donna.

Negli ultimi anni si è sentito parlare sempre più dai giornali e dalla televisione di violenza contro le donne, ma di fatto è un fenomeno che è sempre esistito.

In passato era però inteso maggiormente come un fatto privato e non anche come un problema di ordine sociale.

Basti pensare che solamente la legge del 15 febbraio del 1996 n. 66 ha collocato il reato della violenza sessuale (esistono però diverse forme di violenza quali quella psicologica, economica, fisica...) all’interno della disciplina dei “delitti contro la persona” non considerandolo più come “reato contro la moralità pubblica e il buon costume”.

Grazie soprattutto al movimento femminista sono nati già a partire dagli anni sessanta molte associazioni quali le case per le donne, i centri di ascolto mirati, consultori familiari...si può quindi affermare che molto si è fatto, ma che la strada per una parità reale è ancora lunga.
Solamente nel 2012 sono state uccise in Italia 114 donne, praticamente muore una donna ogni tre giorni vittima nella maggior parte dei casi del partner, o dell’ex compagno o di un conoscente.

Solitamente la violenza succede alla presenza di minori, in questo caso si parla di violenza assistita, con delle ricadute molto pesanti per i figli.

Anche, ma non solo, per questi motivi la donna che subisce dei maltrattamenti ha delle forti reticenze a sporgere denuncia ed è quindi altrettanto difficile avere dei dati reali rispetto a questo fenomeno.

Da una ricerca è infatti emerso che in media la donna che è vittima di violenza impiega 11 anni a rivolgersi ad un centro specializzato!

La cittá di Bolzano è però molto sensibile al tema e giá dal 2009 il Comune attraverso l’Ufficio Famiglia Danne e Gioventù, l’Azienda Servizi Sociali di Bolzano, l’Associazione Donne Nissà, l’Associazione Gea, l’Associazione Alloggi Protetti e l’Associazione La Strada-der Weg, con il coinvolgimento di diversi Servizi, tra i quali quello psichiatrico, ha intrapreso un progetto di intervento, prevenzione e contrasto alla violenza contro le donne e i minori che prevede l’integrazione tra soggetti pubblici e privato sociale.

Proprio a fine novembre tutti i Servizi coinvolti nella “Rete per contrastare la violenza di genere” per celebrare, come voluto anche dall’Organizzazione Mondiale della Sanità, la giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne, hanno organizzato la prima corsa campestre per le vie della città.

Scopo della giornata era quello di sensibilizzare la cittadinanza a questo tema e far conoscere i Servizi che in primis si occupano di sostenere con interventi concreti le donne che si trovano in situazioni di violenza

Per chi volesse una consulenza, maggiori informazioni, porre domande può rivolgersi al numero verde della Casa delle Donne e del Centro Anti Violenza di Bolzano al numero verde 800 276433.



di: Irene Gandolfi Assistente Sociale

Piano di azioni nazionale per la salute mentale

Dalle singole prestazioni al "percorso di presa in carico e di cura".
E' questo il tratto fondamentale del Piano di azioni nazionale per la salute mentale, approvato in Conferenza Unificata il 24 gennaio 2013.

Elaborato dal Ministero della salute, in collaborazione con il Gruppo tecnico Interregionale Salute Mentale (GISM) della Conferenza delle Regioni, il documento affronta, in maniera sistematica e condivisa, le tante criticità del settore, definendo gli obiettivi di salute per la popolazione, le azioni e gli attori necessari per conseguirli, i criteri e gli indicatori di verifica e valutazione.

In particolare, il Piano individua alcune aree omogenee, ritenute prioritarie, sulle quali orientare progetti specifici e differenziati, di livello regionale e locale, che prevedano l'implementazione di percorsi di cura capaci di intercettare le attuali domande della popolazione e che contribuiscano a rinnovare l'organizzazione e l'integrazione dei servizi, le modalità di lavoro, i programmi clinici offerti.

Il documento è stato elaborato a partire da una prima stesura, che già suggeriva le principali linee di indirizzo relative alla tutela della salute mentale della popolazione rilevando, accanto alla diffusione dei disturbi psichici, l'emergere di nuovi bisogni in uno scenario sociale e sanitario mutato, definendo con chiarezza i punti di criticità da affrontare nell'ambito della salute mentale, sia dell'età adulta, che dell'infanzia e adolescenza.

Aree di bisogno

Le aree indicate sono:

area degli esordi-intervento precoce
area dei disturbi comuni ad alta incidenza e prevalenza (depressione, disturbi d'ansia)
area dei disturbi gravi persistenti e complessi
area dei disturbi dell'infanzia e dell'adolescenza.
Altre aree di interesse individuate dal piano, sulle quali viene richiamata l'attenzione, sono:
disturbi dell'umore
prevenzione del suicidio
disturbi della personalità e disturbi del comportamento alimentare
disturbi dello spettro autistico
trattamenti psichiatrici residenziali
problemi della salute mentale degli immigrati.
Particolare attenzione viene dedicata, inoltre, alle aree di integrazione fra i servizi, necessarie per assicurare la continuità delle cure.

Ridefinizione del concetto di Livello essenziale di assistenza (LEA)Un aspetto fortemente qualificante del Piano è rappresentato dalla ridefinizione del concetto di LEA in salute mentale, laddove il riconoscimento della complessità, multifattorialità e necessità di integrazione degli interventi ne giustifica la declinazione in termini di "percorso di presa in carico e di cura esigibile", incoraggiando, così, il superamento dell'approccio "prestazionale" alla domanda di cura.

Il LEA così concepito dovrebbe assicurare e rendere esigibili:

accessibilità, presa in carico, continuità delle cure, personalizzazione del progetto
percorsi a differente intensità assistenziale, in rapporto ai bisogni di cura
servizi flessibili, orientati sui bisogni e sulle persone
percorsi esigibili individualmente, anche quando inseriti in attività di gruppo o in attività comunitarie.
Monitoraggio del Piano

Sarà compito del Ministero della salute e delle Regioni verificare periodicamente la realizzazione del Piano, anche utilizzando sistemi informativi già esistenti.
Il Piano prevede che, entro sei mesi dall'approvazione, si debba implementare e sviluppare il sistema informativo per la Salute mentale.

Data pubblicazione: 07 marzo 2013

La salute mentale secondo l' OMS

Con l'espressione salute mentale, secondo la definizione dell' Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), si fa riferimento ad uno stato di benessere emotivo e psicologico nel quale l'individuo è in grado di sfruttare le sue capacità cognitive o emozionali, esercitare la propria funzione all'interno della società, rispondere alle esigenze quotidiane della vita di ogni giorno, stabilire relazioni soddisfacenti e mature con gli altri, partecipare costruttivamente ai mutamenti dell'ambiente, adattarsi alle condizioni esterne e ai conflitti interni.

Recentemente, l' OMS ha effettuato uno studio per valutare la diffusione delle malattie nel mondo ed i relativi costi socio-economici.
Lo studio ha evidenziato che i disturbi relativi alle malattie mentali rivestono un’importanza crescente in tutti i Paesi industrializzati sia per il numero dei soggetti colpiti, sia per l’elevato carico di disabilità e di costi economici e sociali che comportano per le persone colpite e per i loro familiari.

Sono, infatti, circa 450 milioni le persone che in tutto il mondo soffrono di disturbi neurologici, mentali e comportamentali. In Europa, la mortalità per suicidio è più elevata di quella per incidenti stradali, e il solo disturbo depressivo maggiore rende conto del 6% del carico di sofferenza e disabilità legati alle malattie.
L'impatto economico della morbilità psichiatrica è molto elevato, con stime conservative pari al 3-4% del PEL dell'Unione Europea.
In Italia, studi recenti condotti sia a livello nazionale che locale, hanno mostrato che la prevalenza annuale dei disturbi mentali nella popolazione generale è dell'8% circa ed un recente sondaggio, condotto su un campione di psichiatri italiani, ha riscontrato un aumento rispetto a dieci anni fa della frequenza con cui vari disturbi mentali giungono all'osservazione clinica. Anche in Italia, come in altri Paesi industrializzali, i disturbi mentali costituiscono una delle maggiori fonti di carico assistenziale e di costi per il Servizio Sanitario Nazionale; si presentano in tutte le classi d'età, sono associati a difficoltà nelle attività quotidiane, nel lavoro, nei rapporti interpersonali e familiari e alimentano spesso forme di indifferenza, di emarginazione e di esclusione sociale.

Un simile panorama impone di disporre di strumenti di sorveglianza e di monitoraggio dell'entità del fenomeno e di diffusione di interventi terapeutici e preventivi, basati su evidenze scientifiche, atti a promuovere la salute mentale.
Anche a livello della Commissione dell’Unione Europea, è stata di recente sottolineata l'importanza delle informazioni rese disponibili da una attività di sorveglianza dei disturbi mentali nella popolazione.

 
Salute mentale tratto da www.salute.gov.it/salutementale sito del Ministero della Salute

 
A cura di:
Direzione generale della prevenzione

Opuscolo presentazione associazioni



Salute Mentale. Che cos'é?

Opuscolo informativo della Provincia Autonoma di Bolzano-Alto Adige-Ripartizione Sanitá

I disturbi mentali sono tra le malattie più diffuse nella nostra società.
Diversi studi dimostrano come, nel corso della propria vita, quasi un terzo delle persone dovrà fare i conti con un disturbo psichico. Un tema centrale della nostra politica sanitaria consiste pertanto nella promozione della salute mentale, che vede tra i fattori preminenti la sensibilizzazione, la spiegazione e 
l’informazione della popolazione, oltre che l’informazione esaustiva ed il supporto alle persone colpite ed ai loro familiari. Soprattutto è importante che tutti facciano proprio il concetto che le malattie mentali sono curabili e che tanto meglio lo sono, quanto prima sarà ricercato e accettato un aiuto.


Scarica l'opuscolo sul sito: 

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